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Mi chiamo Lucia B., ho 31 anni e abito a Corlo.

Ero a conoscenza dell’esistenza di SoSMama già prima di restare incinta, perché Rosa è una cara amica di famiglia, ma ammetto di aver sempre sottovalutato l’importanza del servizio che offrono alle neomamme… fino a quando la neomamma non sono diventata io!

Ho deciso di rivolgermi all’associazione durante il ricovero in ospedale, subito dopo il parto. Nella mia mente, nel corso dei 9 mesi di gravidanza, mi ero concentrata soprattutto sul momento della nascita di Marta e non mi ero affatto preoccupata del “dopo”, in particolare dell’allattamento che – da brava neofita – ritenevo una componente istintiva; pensavo, in modo un po’ naive, lo ammetto, che mia figlia si sarebbe attaccata subito e che tutto avrebbe funzionato a dovere. Per quanti libri uno possa leggere, per quanti corsi preparto si possano frequentare, credo che nessuno ti prepari davvero al momento in cui, improvvisamente, sei tu a doverti prendere cura di tuo figlio, a doverlo nutrire. In ospedale non mi sono sentita supportata nell’avvio dell’allattamento: fatta eccezione per le amiche ostetriche che lavoravano in reparto, anziché aiutarmi a capire che “tutte le mamme – se lo vogliono – possono allattare” e che “tutti i bambini imparano come si fa” (frasi che poi Rosa e le volontarie dell’associazione mi avrebbero ripetuto come un mantra nella settimana successiva) proposero da subito a Marta il latte artificiale. Ma io e mio marito sapevamo dell’importanza dell’allattamento al seno per nostra figlia: era qualcosa che desideravo da sempre, me lo immaginavo come il nostro momento speciale. Dal giorno stesso delle dimissioni SoSMama mi è stata vicino, si sono “accampate” a casa mia, venendo anche due volte al giorno, mi hanno rasserenata con quell’attenzione e quella sensibilità che solo chi ha a che fare frequentemente con neomamme sa di dover avere. Non è stato un percorso facile e quello che ho imparato è che allattare è un dono, ma ci vuole anche tanta caparbietà: senza le volontarie, i miei famigliari e soprattutto il sostegno di mio marito avrei perso l’occasione di quel legame speciale che, ancora oggi, a distanza di 8 mesi, mi unisce a mia figlia.

Il rapporto con l’associazione è proseguito e prosegue tuttora. Durante i mesi di allattamento ci sono stati momenti duri; mia figlia manifestava i sintomi di un’intolleranza alimentare e nessun pediatra o specialista mi ha sostenuto come hanno fatto Rosa e le SoSMamme: offrono gratuitamente la loro esperienza di consulenti formate ma sono disposte anche semplicemente ad ascoltare, e forse è questo ciò di cui una neomamma ha bisogno. Ancora oggi mi capita di rivolgermi a loro, di tanto in tanto, sia per l’alimentazione complementare e il percorso di autosvezzamento che la mia famiglia ha deciso di intraprendere sia per la gestione dell’allattamento con il mio rientro a lavoro. Ma la cosa più importante che mi hanno donato è stata la sicurezza, mi hanno insegnato a fidarmi del mio istinto di mamma e di mia figlia (e la sicurezza deriva forse proprio dalla consapevolezza che ci sia sempre qualcuno con cui poter parlare, in caso di difficoltà). Mi piacerebbe in futuro poterle aiutare, potermi mettere al servizio di altre mamme: qualcosa nel mio piccolo lo sto già facendo, perché le competenze che ho acquisito sulla gestione dell’allattamento, grazie a Rosa e all’associazione, cerco di metterle a disposizione di amiche; è un circolo virtuoso, quello a cui SoSMama dà inizio ogni volta che entra in casa di una mamma!

Alle future mamme e alle neomamme di oggi dico: tutte voi potete allattare, basta volerlo! E se qualcosa non dovesse andare liscio come vi eravate immaginate, non arrendetevi, prendete il cellulare e contattate le volontarie dell’associazione perché – come recita il proverbio africano che è il loro motto – a volte “per crescere un bambino serve un intero villaggio”.

Lucia
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